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venerdì 19 aprile 2024

Il compleanno di Paolo Carta


Compie gli anni Paolo Carta. Forse non tutti sanno che oltre ad essere marito e produttore di Laura Pausini, è anche un bravissimo chitarrista che ha suonato nell'album "Non mettere le dita nel naso", di Francesco di Giacomo, partecipando al tour conseguente…




Pink Floyd al Piper di Roma il 19 aprile 1968

Mentre in Inghilterra usciva il loro quarto singolo, 'It Would Be So Nice', scritto da Richard Wright, con 'Julia Dream' di Roger Waters sul lato B, i Pink Floyd, il 19 aprile 1968, tenevano il loro primo concerto in Italia, precisamente al Piper di Roma.

Di tutto un Pop…

Wazza

Cosa succede quando un luogo cult romano, icona della musica e del boom economico degli anni Sessanta, ospita una delle band più famose e longeve al mondo? Nessuno se ne ricorda.

È la storia incredibile della prima esibizione italiana dei Pink Floyd, avvenuta il 18 e 19 aprile del 1968 al Piper Club di Roma, per un totale di due date, quattro concerti – due per giorno alle 17 e alle 22 – e pochissime testimonianze di questo storico evento. E dire che ai tempi, il gruppo era nato già da tre anni, aveva pubblicato l’album ‘The Piper at the Gates of Dawn’ nel 67, e, nel gennaio del 68, aveva preso tra le sue fila David Gilmour per aiutare il fondatore Syd Barrett – diventato ingestibile a causa dei suoi problemi mentali – del quale poco dopo prese il posto, diventando un pilastro della band. 

foto che circolano sul web dei Pink Floyd realizzate nel backstage del Piper Club di Roma nell'aprile 1968

A ricordare l’evento, confermando vecchi racconti, sono stati gli stessi musicisti sulla loro pagina Facebook qualche anno fa: “In questo giorno nel 1968, i Pink Floyd suonarono al Piper Club di Roma, in Italia, un’insolita location situata in una cantina, con una lunga scala per accedervi”.

Conferma scritta con tanto di foto annessa che, invero, non ritrae Waters e compagni. Di quel periodo, esistono solo alcune riprese video, fatte il 6 maggio dello stesso anno durante una loro esibizione al Palazzo dello Sport dell’Eur per l’International Pop Festival, e il bootleg Pink Floyd ‎– Fountains of Rome (Etichetta Black Panther Records). L’album, però, non chiarisce definitivamente le cose; sul retro, infatti, oltre alle tracce suonate (Scream The Last Scream, Astronomy Domine, Interstellar Overdrive, Let There Be More Light, Set The Controls For The Heart Of The Sun), è scritto che la registrazione fu fatta al Piper il 6 maggio del 1968 (non il 18 e 19 aprile) e la formazione dei Pink Floyd riporta il nome di Syd Barrett che, ai tempi, era stato già sostituito da Gilmour.





giovedì 18 aprile 2024

Osanna: "Preludio, Tema, Variazioni e Canzona"


Usciva nell’aprile del 1972 l'album "Preludio, Tema, Variazioni e Canzona" colonna sonora del noir “Milano Calibro 9”, film di Fernando di Leo, eseguita magistralmente dagli Osanna, con gli arrangiamenti del maestro Luis Bacalov.

Di tutto un Pop…
Wazza




Questo lavoro, composto nel 1971 dagli Osanna insieme al maestro Luis Bacalov, è la colonna sonora del film di Fernando Di Leo "Milano Calibro 9".
Purtroppo, non ho mai potuto vedere il film e quindi non so come una colonna sonora di questo genere si incastri nelle scene, perciò mi limiterò a commentare solo il lato musicale. Gli Osanna hanno da poco pubblicato il loro primo LP "L'Uomo", quando iniziano le registrazioni di questo album. Luis Bacalov si affianca alla band in fase di scrittura in 3 brani (Preludio, Tema e Canzona) e arrangia le intere partiture per orchestra.
Questo lavoro è contemporaneo al "Concerto Grosso" dei New Trolls, ma si discosta per una maggiore influenza rock. Anche se è considerato un lavoro inferiore a "L'Uomo" o "Palepoli", questo album ha il pregio di unire in soli 30 minuti tutte le influenze del sound degli Osanna.
"Preludio", dopo l'introduzione di flauto, presenta un'alternanza di parti orchestrali (violini e pianoforte) e di altre più hard (il resto della band) su cui viene ricamato il primo assolo di flauto. Il piano introduce "Tema", canzone che, al contrario della precedente, ammalgama l'anima più sinfonica e quella più hard in un'atmosfera lenta e struggente. Ci troviamo di fronte così alla prima delle 7 variazioni, in cui su una base tipicamente hard rock si innestano assoli jazz di sax e un coro gregoriano.
La seconda variazione è divisa in 3 parti: una prima lenta e vagamente psichedelica (grazie all'uso dello xilofono), una seconda acustica dove a sorpresa si sente per la prima volta la voce del cantante e la terza dove torna il tema della prima che diventa molto più ritmata nel finale grazie all'assolo della chitarra.
Le variazioni III e IV formano insieme una sola canzone: la III è dominata da un velocissimo assolo di flauto su una base di batteria e chitarra acustica, mentre la IV, introdotta sempre dal flauto, sfocia in un pezzo hard con degli strani vocalizzi nella parte centrale. Mentre la 5° variazione è un intermezzo per violini e batteria, la 6° varia da momenti duri ad altri più lenti in cui si sente nuovamente la voce, anche se filtrata.
L'ultima variazione non aggiunge nulla di nuovo e ripropone alcune fasi delle variazioni precedenti. Chiude l'album la stupenda "Canzona", a mio parere il miglior brano mai composto dagli Osanna, una bellissima ballata (cantata) per orchestra in cui la parte da protagonista la fa il piano, che scandisce il ritmo quando ci sono le incursioni di violini, flauti o chitarra e che sorregge il brano quando c'è solo la voce.
Una delle migliori colonne sonore che abbia mai sentito.



mercoledì 17 aprile 2024

Strane coincidenze per gli ex Beatles il 17 aprile del 1971

Era il 17 aprile del 1971, quando gli ex Beatles, ormai avviati a carriere soliste, si trovano per la prima volta tutti e quatto in classifica con un proprio singolo.

Paul McCartney con "Another Day", John Lennon con "Power to the People", Ringo Starr con "It Don't Come Easy" e George Harrison con "My Sweet Lord".

Di tutto un Pop…
Wazza




 





martedì 16 aprile 2024

METRONIMIA – CALEIDOSCOPIO ASTRALE, di Evandro Piantelli


METRONIMIA – CALEIDOSCOPIO ASTRALE

 (KEYRECORDS, 2024)

Di Evandro Piantelli

 

Quando mi capita tra le mani il disco d’esordio di un giovane gruppo italiano sono sempre un po’ in difficoltà perché (e non credo di essere l’unico) vorrei subito inquadrarlo in un “genere” musicale ben definito. È il risultato di tanti anni di ascolti, di letture, di presentazioni di dischi e di conversazioni con amici e appassionati di musica. In realtà mi rendo conto che tentare a tutti i costi di catalogare un artista può risultare un errore e portarci fuori strada, come è dimostrato da “Caleidoscopio astrale”, primo album del gruppo piemontese Metronimia, uscito l’8 marzo scorso.

In realtà il gruppo si è costituito nel 2018 ed ha già pubblicato un EP, ma in questi ultimi anni la band ha subito diversi cambiamenti di formazione, fino ad arrivare alla lineup attuale: Lorenzo Armando (batteria), Filippo Avena (chitarra, sax), Davide Bagnis (basso) e Elisa Marchiaro (tastiere e voce).

I brani dell’album sono caratterizzati da un suono privo di fronzoli e da testi molto interessanti, che contengono importanti riflessioni sull’uomo e sulla società.

Prendiamo ad esempio il pezzo con cui si apre il disco e cioè “Carretto” (dove troviamo una chitarra “acida” ed un organo che mi ricorda un po’ Ray Manzarek), metafora dell’uomo che corre per raggiungere qualcosa che non sa neppure bene lui cosa sia. Oppure “Pendolo”, una ballad sull’impietoso trascorrere del tempo. O ancora “Menzogne”, col suo inizio quasi sudamericano che sfocia in un graffiante hard rock, dove nel testo si racconta della maschera pirandelliana che caratterizza l’essere umano, condannato a vivere una vita di bugie. Anche “Non ci sto”, che chiude il disco, è un pezzo molto interessante (c’è un bel riff di chitarra che mi riporta addirittura ai Devo), dove si narra della (triste) storia di un giovane musicista che vede soffocati (dal maestro di musica e dal produttore) i suoi sforzi per produrre la musica che piace a lui e che, piuttosto di farsi piegare, sceglie di percorrere una strada diversa, continuando a suonare, magari per pochi, ma almeno ciò che gli piace.

Caleidoscopio astrale” mi sembra un promettente inizio per questo gruppo. I suoni sono decisi e graffianti, la voce di Elisa è notevole e personale ed ogni brano rappresenta un piccolo racconto sul mondo che conosciamo e su temi sui quali a volte non riflettiamo abbastanza. E non fa niente se non riesco a catalogarli in un genere preciso (ecco, ci sono cascato di nuovo).

Per conoscere la loro storia e ascoltare l'album cliccare sul link a seguire...


https://mat2020.blogspot.com/2024/04/un-po-di-storia-e-musica-dei-metronimia.html




Un po' di storia e musica dei Metronimia




Metronimia story

Il gruppo è nato nel 2018, quando quattro musicisti si conoscono ad una serie di jam session in un pub di un paesino vicino a Cuneo e decidono di fondare un gruppo. Nella formazione ci sono Filippo Avena alla chitarra, Davide Bagnis al basso, Lorenzo Armando alla batteria e Jacopo Giordano detto Auleta al flauto traverso e alla voce. Il repertorio inizialmente comprende cover dei mitici Jethro Tull, ma ben presto i quattro decidono di provare a far nascere qualche pezzo originale e sono talmente tante le idee in gioco che in pochi mesi vengono completati cinque pezzi, pubblicati nel 2020 in un EP autoprodotto. Successivamente il flautista e il bassista abbandonano la band, ma gli altri due fondatori non si danno per vinti: trovano un nuovo bassista e decidono di proporsi in trio, componendo anche nuovo materiale. Quando però anche il nuovo bassista abbandona il gruppo sembra che i giochi siano finiti, ma ecco la svolta definitiva: il bassista storico Davide Bagnis decide di rientrare e a lui si aggiunge una cantante e tastierista interessata al progetto, Elisa Marchiaro. Con la potente voce di Elisa e l’aggiunta della tastiera il gruppo trova finalmente il suo equilibrio, ultimando in pochi mesi il nuovo materiale e iniziando la sua attività live. Partiti da un sound che strizzava molto l’occhio ai Jethro Tull e al prog rock anni ’70, attualmente il gruppo propone un sound molto più personale, sempre legato al rock dei tempi andati ma attualizzato e pensato per gli ascoltatori di oggi, con testi in italiano che spaziano da riflessioni filosofiche a Dylan Dog.


Band Line-Up

Elisa Marchiaro -Voice, keyboards 

Filippo Avena - Guitars, tenor saxophone, backing vocals 

Davide Bagnis- Bass guitar 

Lorenzo Armando-Drums, percussions, backing vocals


CD Track Listing (cliccare sul titolo per ascoltare) 

Carretto 

Fattucchiera 

Dibattito 

Pendolo 

Sei grande ormai 

Mana cerace 

Menzogne 

Re infelice

Non ci sto






lunedì 15 aprile 2024

Racconti sottoBanco: usciva il 15 aprile del 1975 "BANCO"



Usciva il 15 aprile 1975 "Banco", pubblicato dalla Manticore, casa discografica di E.L.&P.
L'etichetta inglese, d'accordo con la band, decide di registrare nuove versioni di alcuni brani, con i testi tradotti da Marva Jan Marrow, per lanciarli sul mercato internazionale.
L'album contiene due inediti, "Chorale (From Traccia Theme's)" - che riprende in maniera sinfonica alcune note di Traccia II, arricchita da suntuose oscillazioni del moog - e  “L'albero del Pane”, scritta per il "mai" realizzato musical su San Francesco, che fa rivivere un antico canto gregoriano, una maestosa melodia vocale, impreziosita da giochi tastieristici e dal basso di Renato D'Angelo.....
I brani sono stati registrati in quattro studi differenti, Advision, Air, Scorpion a Londra, e Chantalian di Roma
Per i ricercatori di chicche, la Manticore in quel periodo distribuì alla stampa, un cofanetto promozionale contenente: Banco del Mutuo Soccorso, Darwin!, Io sono nato libero, e il test pressing di Banco (IV). Il test-pressing presenta label e copertina bianca, ed è arricchito da fogli di presentazione in lingua inglese, due foto in bianco e nero del gruppo, e cartoncini con crediti... buona caccia!
Wazza


 Come nacque la copertina

Arrivarono da me i componenti di questo nuovo gruppo che Sandro Colombini produceva per la Ricordi. Romani, di grande simpatia, avevano nei fratelli Nocenzi la forza musicale, mentre in Francesco Di Giacomo la voce e l’immagine; in effetti la forza di questo gruppo si contrapponeva alla PFM proprio in questi due aspetti, mentre nel Banco c’era una figura carismatica, nella Premiata no. Feci una grande quantità di foto, ma alla fine della giornata non ero contento, avevo del materiale banale senza nerbo. La sera dopo cena decisi di andare con Vanda al cinema sotto casa, non ricordo che pellicola ci fosse, ero distratto e sottosopra nei miei pensieri, cercavo una soluzione un qualche cosa che mi soddisfacesse. Poi non so cosa successe, ma prima che terminasse la proiezioni convinsi mia moglie che dovevamo andare. Salimmo in studio, era già passata la mezzanotte, telefonai alla pensione dove erano alloggiati i componenti del Banco, alcuni stavano già dormendo, mi feci passare Francesco e gli dissi di prepararsi perché sarei passato a prenderlo e nonostante l’ora e la proposta, non ci fu titubanza da parte sua. Fortunatamente Vanda si era fatta imprestare la mattina prima la macchina, una NSU Prinz dalla sorella. Arrivammo in corso Buenos Aires alla pensione Colombo che già Francesco era sul portone ad aspettarci. Allora il suo volume era considerevole e la macchina era una super utilitaria, farlo salire fu unimpresa, poi per non farci mancare nulla incominciò a nevicare rendendo le strade sdrucciolevoli. Una volta in studio posizionai una colonnina al centro dell’inquadratura ci misi sopra lo stivaletto che avevo comprato anni prima a Londra, era il famoso modello usato dai Beatles, poi chiesi con un certo imbarazzo a Francesco di spogliarsi nudo, sorprendendomi non fece una piega, gli detti un martello gli infilai in testa un cappello e gli cacciai sul naso i miei occhiali, il resto lo fece lui. Era straordinario un grande attore non a caso Federico Fellini lo volle in "Roma" e "Prova dorchestra". Terminammo all’alba con Milano sommersa nella neve. Ero veramente soddisfatto. Quelle foto divennero il poster del gruppo e furono usate per la loro prima copertina, il salvadanaio e per la copertina inglese.